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come tutti e due significano la stessa cosa, non stava qui l’importanza.

L’importanza stava nel poter rubare il tulipano. Ma perchè Boxtel potesse rubarlo, bisognava che Rosa escisse di camera.

Però fu una vera gioia per Isacco o per Giacobbe, come si dirà, nel vedere riprendere i convegni soliti della sera.

Ei cominciò a profittare dell’assenza di Rosa per istudiare intanto la porta, che chiudeva benissimo e a due mandate con una semplice toppa, di cui Rosa sola teneva sempre la chiave.

Boxtel ebbe il pensiero di sottrarre la chiave a Rosa, ma oltrechè ciò non fosse cosa molto facile di frugare nelle tasce della giovine, appena che si fosse accorta di averla smarrita, avrebbe fatto mutare la toppa, non escendo di camera sua se non a serratura cambiata; e allora Boxtel avrebbe commesso un delitto inutile.

Adunque valeva meglio valersi di un altro mezzo.

Boxtel fece una raccolta di chiavi le più che potesse, e mentre che Rosa e Cornelio passavano alla graticola una delle loro ore fortunate, egli provolle tutte.

Due dicevano alla serratura; una girò la prima mandata, ma non fece scattare la seconda. Poteva servire questa con poca rettificazione a farlesi.

Boxtel la spalmò leggermente di cera e rinnovò lo esperimento. L’ostacolo rincontrato dalla chiave nella seconda girata lasciò l’impronta sulla cera; cosicchè non ebbe egli che a seguire quella impressione con una lima sottile.