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Parte III. Cap. III. 647

Dio s’hà riservato per se. Noi siamo l’oro, Dio è l’orefice; l’oro all’hora si cavarà dal fuoco, quando parrà all’orefice.

E vedete vn poco di gratia l’ostinatissima costanza di molti in cose vili, e transitorie. Quante volte si sente dire: Non cesso, non mi fermo, voglio finire quello, che hò incominciato, ne voglio ad ogni modo vedere il fine: O Cesare, ò niente, ò vincere, ò morire: Non mi quietarò mai, finche non faccia quello; E questi sono essempi dì Costanza?

Da che dunque nasce, che nella scuola della Patienza manchi sì presto, e così facilmente la nostra Costanza? Uno dice, non posso più sopportare questo: Di pure; Non voglio più sopportarlo: Potressi, se vorressi. Ma si come i cavalli si stancano in vn viaggio longo, così ne i mali, che durano assai si stanca ancora la nostra