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Parte I. Cap. VI. 267

che non sà la lettione colui, che se ne và à dormire, senza prima trattare con Dio, e raccomandarsi à Lui.

Mà lo scolare qualche volta recita, mà però malamente, e ad ogni parola vi frammette qualche altra cosa, che non fa à proposito. Così fanno quelli, che si mettono bene à far l’essame della conscienza ò à far’oratione, mà pieni di molti altri pensieri, e così recitano à tentone, e v’intromettono mille spropositi: Dichiariamoci con un essempio. Si trova talvolta alcuno, che dice il Pater Noster di questa maniera: Pater noster, qui es in caelis, e in questo mentre la mente si distrahe per la casa, e và cercando, che cosa si faccia in cucina, ò nella cantina, ò nel Granaio. Santificetur nomen tuum. e l’animo aggiugne: M’è stato fatto un gran torto questa settimana. Adveniat Regnum tuum.