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Parte I. Cap. V. 259

dirigamus ad te Deus. l Non sapendo noi quel, che ci habbiamo à fare, ci resta solamente, d’indrizzare gl’occhi nostri à voi Dio nostro. Purchè non leviamo mai gli occhi dell’anima nostra da Dio, nel che habbiamo da imitare il cane, il quale stà tanto à piè del padrone, tanto abbaia, tanto gli fa carezze, tanto dimena la coda, e tanto gli stà innanzi con la bocca aperta, e gli dimanda cibo, finchè l’ottiene. Così noi, quando siamo rinchiusi in questo sacco; e ci vediamo oppressi da varie calamità, e miserie, dobbiamo domandare aiuto à Dio, finche l’impetriamo. Ci mancano l’aiuti humani? egli è necessario (come disse Filone), che venghino i divini.

Quando una volta vederemo tutti in un’occhiata i varij ravolgimenti di questa nostra vita; confessaremo quello, che una volta disse Temistocle: Perieramus ò