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— Riconosco d’esser vostro debitore, signor Holmes. Ma però ciò che voi dite mi appare come un brutto scherzo, o come un insulto.

Sherlok sorrise.

— Oh! — disse — non penso affatto ad implicarvi nella quistione, colonnello. Il vero assassino sta dietro a voi.

Ciò dicendo, Holmes mosse qualche passo e posi la mano sui collo lucente del puro sangue.

— Il cavallo? — dicemmo noi.

— Sì, il cavallo. Ma vi dirò che esso ha per sè la giustificazione della legittima difesa e che John Straker era un miserabile il quale abusava della vostra fiducia. Ma sento la campana, e siccome sono un po’ cointeressato nella seconda corsa, vi pregherò di rimettere a più tardi questa spiegazione.



A sera ritornando a Londra, eravamo soli nel nostro scompartimento. E, senza dubbio, il viaggio dovette sembrare molto breve al colonnello quanto a me.

Holmes, difatti, ci spiegò il dramma tal quale era avvenuto il lunedi sera nelle scuderie d’allevamento di Darmoor, e il modo in cui tutto egli avea scoperto.

— Confesso — disse — che le teorie che avevo formato secondo i rapporti dei giornali erano completamente false. Epperò, si poteva trovarvi delle indicazioni esatte, sapendo svincolarle dai tanti dettagli che nascondevano la loro vera natura. Fu colla convinzione della colpevolezza di Fitzray Simpson ch’io venni a Devonshire, quantunque l’evidenza