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una casa, ora, e del bestiame1. Ed anche voi avete del bestiame, ma soltanto in testa. Eh, eh! Mia sorella morrà senza eredi, che Dio la benedica, eccola là; è piccola e rosea e lucente come una pupattola. Chi direbbe che è più vecchia di me? Essa vuole che io mi ammogli. Sta benissimo, mi ammoglierò; ma con chi? Io sono di difficile contentatura; eppoi ho paura. Ho paura, ho paura, con questa nuova legge; che il diavolo vi scortichi, uomini della giustizia, chi oramai si può più fidare nel mondo? — Ecco là il mio giovine padrone, eccolo là, col suo viso di peccato mortale. Che viene a fare qui? Perchè non lo bastonano? Perchè non lo cacciano via come un cane? Ed anche quell’uccello rapace di sua madre, la vecchia cavalla, è lì, è lì! Perchè non li cacciano via?

« — Ah, — pensò poi, — è giusto; se si dovessero cacciar via tutti coloro che hanno peccato, la chiesa resterebbe vuota. Ma quelli lì! Ah, quelli lì! Io li odio, io li bastonerei a sangue. Eppure io non sono cattivo, ecco, oggi son tornato tardi perchè prima ho riparato i danni che l’acquazzone di ieri sera ha recato all’ovile. Poi son tornato: trovo Giovanna che prepara il pranzo: è sporca, sofferente, melanconica. Per lei non c’è festa. Madre e figlio sono usciti: ella, la serva, rimane in casa e lavora. Ben ti sta, crepa, donna perduta! Eppure mi fa pietà quella donna, ecco, che Dio mi assista, mi fa pietà.

  1. Molti servi, in Sardegna, possiedono bestiame per conto loro; e lo mescolano a quello del padrone, — col quale in tal modo diventano soci, — o lo affidano ad altro pastore, col quale dividono la rendita.