Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/30


i marmi - parte terza 25


e gamba o ciglia arcate, perle, rubini, viole o gelsomini; basta che una Venere dipinta da Tiziano non gli avrebbe fatto carico alcuno. Come io fussi concio dall’amore e tartassato da Cupido, Dio ve lo dica per me: egli ci mancò poco che io non facesse le matterie. Io lasciai l’uccellaia de’ tordi e attesi a tender panioni per pigliar costei; non cacciava piú lepre con cani, ma seguiva lei con pollastriere e presenti. Madesí, per la mia fedel che la non restò mai, per cosa che io le offerisse o volesse donare, d’andare dietro al suo naturale, che era esser gentildonna da bene. Ma il mio dispetto era questo, che sempre la viddi a un modo: mai si crucciò meco, mai s’intrinsicò; ma in quel modo e quella forma che io la vidi il primo giorno, sempre stette salda e faceva, per suo grazia, tanto conto di me come s’io stato al mondo non fusse. Alla fine mi deliberai di tendergli molti lacciuoli e tessergli tanti viluppi che io ne cavassi qualche sugo; perché, in veritá, da cordiale amico, io vi giuro che la passione grande che io aveva non mi lasciava avere un’ora di riposo: io durai parecchi anni, non mesi, forse cinque anni, e la vidi sempre equale di fatti, d’atti, di cenni e di parole; come ho detto, gentildonna da bene. Deh, udite che occasione, in ispazio di tanti anni, mi venne alle mani; occasion debole certo, ma a proposito. Ella si storse una mano in cadere a terra d’una pianella: onde, non vi essendo chi gne ne mettesse in assetto, toccò per sorte a me, che un poco me ne intendo; e per la mia lavoratora le feci saper questo. Pensate che ’l dolore e la necessitá la fece esser contenta che io gli rassettasse quell’osso della mano, che era fuor del luogo suo. Quella medesima cera allegra, bella e piacevole mi fece ella che sempre era il solito suo, cioè gentildonna da bene. La mia lavoratora era pur alquanto piú adimesticata seco che inanzi; onde tal volta la se ne veniva, quando era a Firenze, con una sua fante a spasso da lei, ma di rado, e poi a casa se ne tornava. Io, che moriva di spasimo, che da «buon dí» e «buon anno» in fuori, non sapeva che la sapesse dir altro, e due parole di «gran mercé», quando gli messi la mano in essere, onde mi deliberai, con questa mia vecchia contadina,