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capitolo lxx 617

che chi muore disperato abbia ad andare colaggiù per forza? — A dirvi il vero, rispose Altisidora, io non dovetti morire interamente, giacchè non entrai nell’inferno; chè se ciò fosse stato non ne avrei potuto uscire a patto alcuno: vero è bensì che giunsi sino alla porta dove stavano una dozzina di diavoli giocando alle pallottole, tutti in calze e giubbone, con collari guerniti di merletti e di reticelle fiamminghe, e con manichini che loro servivano di ribecchini a lattughe, dai quali uscivano quattro dita di braccia, acciocchè le mani paressero più lunghe. In esse tenevano molte pallottole di fuoco, e quello che più mi fece stupire si fu che per formarle servivansi di certi libri all’apparenza pieni di vento e di borra, cosa mirabile e nuova: ma non fu questa la sola causa del mio stordimento, giacchè lo fu pure il vedere che essendo proprio dei giuocatori il rallegrarsi chi vince e rattristarsi chi perde, a

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