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capitolo lxix 609

non più, o divino cantore, chè sarebbe un procedere all’infinito il farci ora il quadro della morte e delle grazie di Altisidora senza pari: non morta già, come fassi a credere il volgo ignorante, ma viva nelle lingue della fama e nel castigo cui deve soggiacere Sancio Panza, qua presente, per restituirla alla perduta luce. Tu dunque, o Radamanto, che meco giudice siedi nelle tenebrose caverne di Dite, giacchè ti è noto quanto negl’impenetrabili destini è statuito intorno al far rivivere questa donzella, dillo, dichiaralo qui incontanente e lo spiega, affinchè quel bene non si indugi che col suo rinascere ci facciamo a sperare.„ Profferì appena tai detti Minosse, giudice e compagno di Radamanto, che rizzatosi questi in piedi, così sclamò: — So, o ministri di questa casa, alti e bassi, grandi e piccoli, venite l’uno dopo l’altro, e si stampino da voi sul viso di Sancio ventiquattro guanciate, colla giunta di dodici pizzicotti e di sei punture di spilletto alle braccia e ai lombi, chè in questa cerimonia consiste la risurrezione di Altisidora.„ Sancio, udito questo, così ruppe il silenzio: — Tanto mi lascio schiaffeggiare il viso e tramenarmi la faccia come farmi moro; che ha da fare, corpo di.... lo strapazzare la mia persona col far tornare l’anima in corpo di questa ragazza? Date da bere al prete, chè il chierico ha sete: incantano Dulcinea, e vogliono frustar me perchè io la disincanti. Altisidora muore del male che Dio le manda, e risusciterà se mi daranno ventiquattro schiaffi, e faranno un crivello del mio corpo a furia di spille, e vogliono illividirmi le braccia di pizzicotti? Vadano a fare queste burle a tutt’altri, chè io sono cane vecchio, e da una volta in fuori non mi si mena mica pel naso. — Tu morrai, disse ad alta voce Radamanto: ammansati, o tigre; umiliati, o superbo Nembrotte; soffri e taci, chè non si vogliono da te cose impossibili; nè andar ad investigare quante spine abbia questo negozio. Hai ad essere schiaffeggiato, bucherato, pertugiato, e i pizzicotti ti hanno a far piangere: orsù, ministri, eseguite il comando, altrimenti io vi farò conoscere il vostro dovere.„

Parve in questo istante che si avanzassero per l’andito sei matrone processionalmente una dietro l’altra, quattro con occhiali, e tutte colla mano destra alzata con quattro dita di polso fuor delle maniche per fare più lunghe le mani, siccome è la costumanza di oggidì. Non le ebbe Sancio vedute appena, che muggendo come un toro, gridò: — Pazienza se mi malmenerà tutto il mondo, ma matrone no, no che non voglio esser toccato da matrone; non vi acconsento se il diavolo mi porti: e mi facciano graffiare il muso dai gatti, come al mio padrone, mi trapassino il corpo con punte

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