Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/601


capitolo lxvi 591

tezza del suo servitore; chè per tale giudicarono Sancio. Un altro di quei contadini disse: — Se il servitore è tanto prudente, che cosa sarà mai il padrone? Io giurerei che se vanno a studiare a Salamanca, diventano alcadi di corte, come è bere un uovo; chè ogni cosa è burla fuorchè lo studiare e ristudiare, e avere favore e ventura; poi, quando l’uomo meno se l’aspetta, si trova con un governo in mano o con una mitra in testa.„

La passarono quella notte, padrone e servitore, in mezzo alla campagna, a cielo scoperto, e continuando nel dì seguente il viaggio, videro venire alla volta loro un uomo a piedi, con un paio di bisacce al collo, un bastone in mano con puntale di ferro, ed in arnese propriamente da corriere a piedi. Quando fu da vicino, e conobbe don Chisciotte, accelerò tosto il passo, e vennegli frettoloso all’incontro, e abbracciandolo per la coscia dritta (chè altrimenti fare non poteva), gli disse con segni di grande allegrezza: — Ah mio signor don Chisciotte della Mancia! ah che grande contento ha da arrivare fino al cuore del mio signor duca quando sappia che vossignoria torna al suo castello, dov’egli sta tuttavia colla mia signora duchessa! — Amico, io non vi conosco, rispose don Chisciotte, nè so chi voi vi siate se voi non me lo dite. — Io, rispose il corriere, io sono Tosilo, lo staffiere del mio signor duca, quello che non volle combattere con vossignoria quando si trattò del matrimonio della figliuola di donna Rodrighez. — Dio mi aiuti! disse don Chisciotte: e com’è possibile che voi siate quello che i miei nemici incantatori trasformarono nello staffiere che dite per defraudarmi dell’onore di quella battaglia? — Di grazia, non dica questo, mio buon signore, replicò il corriere, chè non vi fu incanto di sorta, nè alcuna mutazione di viso, ma io entrai Tosilo staffiere nello steccato, e Tosilo staffiere ne uscii. Allora pensai di maritarmi senza combattere, per essermi piaciuta la giovane, ma il mio pensiero mi riuscì a rovescio, perchè non era appena partito vossignoria dal castello, che il mio signor duca mi fece dare cento legnate per avere trasgrediti gli ordini impartitimi prima di entrare in battaglia, e così terminò quel negoziò. La ragazza si è fatta monaca, donna Rodrighez è tornata in Castiglia, ed io passo adesso a Barcellona per portare un mazzo di lettere al vicerè che gli sono dirette dal mio padrone. Se vossignoria volesse bere un poco, io ne ho una zucchetta piena di buono e pretto, sebbene un po’ caldo, ed ho alquante schegge di cacio di Lucardo, che farebbero venire la sete ad un addormentato. — Accetto io l’invito, disse Sancio, e vada il resto della cortesia, e mesca allegramente il buon Tosilo a dispetto di tutti gl’incantatori che stanno nelle