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capitolo li 467

però dubito. Non vorrei lasciarvi la vita per causa dei pessimi trattamenti del dottore Pietro Rezio.

“Servitore di vossignoria
sancio panza il governatore„.



Il segretario chiuse la lettera, e spacciò incontanente il corriere; ed intanto i burlatori di Sancio si concertarono insieme per fargli terminare il governo. Egli si occupò in quella sera nel fare diverse ordinazioni per lo buono andamento di quella che figuravasi esser isola. Ordinò fra le altre cose che non avessero a trovarvisi appaltatori di vettovaglie, e che vi si potesse introdurre il vino liberamente, a condizione però che dichiarato fosse il luogo d’onde partiva per assegnar il prezzo secondo la qualità e bontà; pena la testa a colui che lo innacquasse o gli mutasse nome: moderò il prezzo di ogni cosa necessaria a calzarsi, e delle scarpe principalmente, parendogli che fossero eccessivamente costose: mise la tassa ai salarii dei servitori che corrono senza freno sul cammino dell’interesse: stabilì gravissime pene a chi cantasse di notte o di giorno canzoni lascive; e ordinò che niun cieco recitasse miracoli in versi, se però autenticar non potesse la verità di quello che narrava, sembrandogli che la più parte dei prodigii che dai ciechi si sogliono raccogliere sieno finti in pregiudizio dei veri: stabilì un birro per i poveri, non già perchè avesse a perseguitarli, ma perchè dovesse riconoscere se tali fossero davvero, mentre sotto l’ombra di finto storpiamento e di piaghe false rubano a più potere e si ubbriacano: in somma fece sì provvide discipline che sino al presente giorno si osservano in quel paese, e sono chiamate: Le costituzioni del grande governatore Sancio Panza„.