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capitolo xlv 405

sulla muraglia. Gli fu riposto: — O Signore, sta ivi scritto e notato il giorno in cui vossignoria prende il possesso di questa isola, e dice l’epitaffio: Quest’oggi, ai tanti del tal mese e del tal anno, prese possesso di questa isola il signor don Sancio Pania, che molti anni la goda. — E chi è questo che chiamasi don Sancio Panza? dimandò Sancio. — La signoria vostra, rispose il maggiordomo, chè non entrò in questa isola altro Panza di quello in fuori che sta ora seduto su questa sedia. — Or bene avvertite, fratello, disse Sancio, che io non ho il don, nè l’ebbe mai alcuno del mio casato. Mi chiamano Sancio Panza secco secco: Sancio si chiamò mio padre, Sancio mio avolo, e tutti furono Panza senza giunta di donidone; ed io m’immagino che abbiano a trovarsi in questa isola più doni che pietre: ma basta così, Dio m’intende; e potrà essere che se duro per quattro giorni al governo, io scarti questi doni, che per lo gran numero debbono riuscire molesti come le zanzare. Ora esponga pure il suo quesito il signor maggiordomo chè risponderò il meglio ch’io sappia, sia che abbia o no a contristarsene il popolo. — Entrarono in questo istante in consiglio due uomini, vestito l’uno da contadino, l’altro da sarto con in mano un paio di cesoie; e quest’ultimo si fece a dire: — Signor governatore, io e questo uomo ci presentiamo dinanzi a vossignoria per causa che questo galantuomo venne ieri alla mia bottega, chè (con perdono di chi mi ascolta) sono sarto matricolato (sia benedetto il Signore), e consegnandomi un pezzo di panno mi fece questa dimanda: “Signore, sarebbevi tanto in questo panno da farmi un berretto? — Io, preso tosto in esame il panno, gli risposi che ; ed egli figurandosi (a ciò che immagino, nè certo m’inganno) che gli volessi rubare qualche ritaglio del panno, fondando il dubbio sulla sua malizia e sulla cattiva opinione dei sarti, mi replicò che guardassi se ce ne sarebbe tanto da farne due. Indovinai il suo pensiero, e gli soggiunsi che ; ed egli stando sempre nella sua riprovevole prima intenzione andò aggiugnendo berretti ed io aggiugnendo ; finchè giungemmo a cinque berrettini. Egli è qua adesso per essi, ed io glieli do; ma egli ricusa di pagarmi la fattura, e pretende all’opposto che gli paghi o gli renda il suo panno. — Va così la faccenda fratello? dimandò Sancio. — Così per lo appunto, rispose l’uomo; ma faccia vostra signoria ch’egli mostri i cinque berretti che ha fatti. — Molto volontieri, rispose il sarto; e, tratta immantinente la mano che teneva sotto il ferraiuolo, fece vedere cinque berretti posti nei cinque capi delle dita della mano, e disse: — Ecco qua cinque berrettini che mi vengono da questo buon uomo dimandati, e posso giurare in coscienza mia che nulla mi è rimasto del panno,