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capitolo xli 375


Lette ch’ebbe don Chisciotte le parole della pergamena, chiaramente comprese che parlavano del disincanto di Dulcinea, e rendendo allora mille grazie al cielo che concesso gli avesse di dar compimento con sì poco periglio ad impresa di tanta importanza, col render al primiero colore e carnagione le facce delle venerande matrone, ch’erano di già sparite, recossi dove stavansene simulatamente svenuti il duca e la duchessa, e presa la mano del duca, gli disse: — Allegramente, signor mio, coraggio coraggio, mio buon amico, chè tutto è niente; compita è già la ventura senza pregiudizio d’alcuno, come chiaramente si conosce dallo scritto ch’è in questo castello„. Il duca a poco per volta, e come chi da profondo sonno si desta, cominciò a tornare in sè, e lo stesso fu della duchessa e di quanti altri stavano in quel giardino sdraiati, e con tali apparenze di maraviglia e di spavento, che poteva quasi credersi che fosse loro avvenuto davvero, ciò che seppero colorire con sì destra finzione. Lesse il duca il cartello cogli occhi socchiusi, e poi a braccia aperte strinse don Chisciotte, professando essere egli il il più degno cavaliere che visto si fosse nei passati secoli. Andava Sancio ricercando cogli occhi la Dolorida per vedere quale fosse il suo viso senza la barba, e se fosse sì bella senz’essa, come promettevano il vago suo portamento, e la disposizione della persona; ma gli fu detto che quando Clavilegno cadde ardendo per l’aria, e diede in terra, tutto lo squadrone delle matrone era sparito con la Trifaldi, già tutte rase affatto e senza peli. Dimandò la duchessa a Sancio come l’avesse passata in sì lungo viaggio. Al che rispose egli: — Io, signora, ho sentito che si andava, a quanto mi ha detto il padrone, e che si volava per la regione del fuoco; io avrei voluto scoprirmi un poco gli occhi, ma il padrone, a cui ne chiesi licenza, non volle; ma io che mi sento indosso un certo non so qual pizzicore di curiosità e la frega di saper quello appunto che mi è proibito, pian piano e senza ch’egli se ne accorgesse, sviai un poco dalla parte del naso la benda che mi copriva, e guardai verso la terra. In verità che mi parve tutta insieme poco più picciola di un granello di senepa, e gli uomini che vi camminavano poco più grandi delle nocciuole; dal che si può capire quanto stavamo allora innalzandoci„. Rispose la duchessa: — Badate, amico Sancio, a quello che dite, mentre per quanto si suppone, voi non doveste già aver veduta la terra ma gli uomini che vi stavano sopra; ed è ben evidente che se la terra vi sembrò un granello di senapa, e ogni uomo una nocciuola, un uomo solo doveva in questo caso coprire tutta la terra. — È vero, rispose Sancio, ma ad onta di ciò la scopersi da un cantoncino, e la vidi tutta intera. — Considerate, Sancio,