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capitolo xxxiii 315

Panza che abbiamo qua degl’incantatori che ci vogliono bene, ci favoriscono e ci raccontano con ogni semplicità e senza imbrogli o macchinazioni tutto quello che passa nel mondo: e Sancio mi creda che la villana saltatrice era ed è Dulcinea del Toboso, la quale è tanto incantata come la madre che la fece, e quando manco ce l’aspettiamo la rivedremo nella sua propria figura, e Sancio uscirà allora dell’inganno in cui vive. — Tutto questo può essere, disse Sancio Panza, ed ora crederò pure ciò che raccontò il padrone delle cose da lui vedute nella grotta di Montèsino, dove disse che vide la signora Dulcinea del Toboso nei medesimi arnesi e vestiti che raccontasi di averla veduta io quando la incantai per solo mio piacere; sicchè ogni cosa dev’essere a rovescio, come dice la vostra altezzeria. E per dire il vero come mai potevasi presumere che il mio poco ingegno fabbricasse in un momento tutto quell’imbroglio? E poi il mio padrone non è tanto pazzo che con la debole e scarsa opinione che ha di me, avesse a credere cose che sono tanto fuori di ogni buon termine; ma non per questo ha la dabbenaggine di vostra signoria da tenermi per uomo malevolo; perchè non è obbligato uno scempiato meschinello come io sono, a trapanare le idee e le malizie dei furbi incantatori. Io ho ordita quella cabala perchè mi premeva sottrarmi dalle bravate del mio signor don Chisdotte, nè il feci già con intenzione di offenderlo: che se la cosa è andata a rovescio, Dio è in cielo, ed egli giudica i nostri cuori. — Questo è vero, soggiunse la duchessa: ma dicami ora Sancio: che cosa è questo avvenimento della grotta di Montèsino? avrei gran piacere di esserne informata„. Sancio Panza le narrò allora per disteso ciò che si è già detto intorno a tal avventura: lo che udito, la duchessa soggiunse: — Da questo successo si può cavare la conseguenza, che essendo la contadina veduta dal gran don Chisciotte quella medesima che vide Sancio nell’uscire dal Toboso, fosse Dulcinea senza dubbio, e che gl’incantatori girino per queste contrade con indicibile lestezza, e procurino di sapere tutte quelle cose che vanno succedendo. — Anch’io sono dello stesso parere, disse Sancio Panza; ma se la mia signora Dulcinea del Toboso sta incantata sia con suo danno, chè io non vo’ pigliarmela coi nemici del mio padrone, chè debbono essere molti e tristi. È per altro verissimo che quella da me veduta fu una contadina, per contadina la tenni, e per contadina la ho giudicata: e s’era poi Dulcinea, questo non ha da venire a mio carico, nè si hanno per questo a movere controversie se non vogliono che ci rompiamo ben bene il capo, chè io sono poi ammorbato e sazio di sentire sempre a ripetere: Sancio l’ha detto, Sancio l’ha fatto, come se Sancio fosse qualche buffone e non fosse