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capitolo xii 109

rispose, che sia del tutto una ventura, ma principio di essa, chè così le avventure hanno principio. Ma stattene attento: a quanto pare, egli va accordando un liuto o una viola, ed al tossire e allo spurgarsi che fa, indovino ch’egli si apparecchia a cantare un poco. — In fede mia ch’è vero, rispose Sancio; oh sarà per certo un cavaliere innamorato. — Non avvi alcuno degli erranti che non lo sia, soggiunse don Chisciotte, e stiamolo a sentire, chè da questo filo scopriremo il gomitolo dei suoi pensieri: la lingua parla per l’abbondanza del cuore„.

Voleva Sancio replicare al padrone, quando la voce del cavaliere dal Bosco, che non era nè molto cattiva nè molto buona, glielo impedì, e standosene tutti e due in attenzione udirono che il suo canto diceva presso a poco così:

“Datemi, o mia signora, una via da seguire sempre il vostro volere; ed io conformerò a quello il voler mio per modo, che mai non me ne allontanerò pur d’un punto.

“Se v’è a grado che tacendo de’ miei martirii io muoia, e voi abbiatemi già fin d’ora per morto; o se volete ch’io ne parli di un modo inusato, farò che Amore stesso pigli a parlarne per me.

“Io, a prova de’ contrari, son fatto di molle cera e di duro diamante, e accomodo l’animo mio alle leggi d’Amore.