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altri, dove solo la virtù de’ capitani arà fatto il medesimo effetto: in modo che si può giudicare, l’uno abbia bisogno dell’altro, e l’altro dell’uno.

Ècci bene da considerare, prima, quale sia più da temere, o d’uno buono esercito male capitanato, o d’uno buono capitano accompagnato da cattivo esercito. E seguendo in questo la opinione di Cesare, si debbe estimare poco l’uno e l’altro. Perché, andando egli in Ispagna contro a Afranio e Petreio, che avevano uno ottimo esercito, disse che gli stimava poco, «quia ibat ad exercitum sine duce», mostrando la debolezza de’ capitani. Al contrario, quando andò in Tessaglia contro a Pompeio, disse: «Vado ad ducem sine exercitu».

Puossi considerare un’altra cosa: a quale è più facile, o ad uno buono capitano fare uno buono esercito, o ad uno buono esercito fare uno buono capitano. Sopra che dico che tale questione pare decisa: perché più facilmente molti buoni troverranno o instruiranno uno, tanto che diventi buono, che non farà uno molti. Lucullo, quando fu mandato contro a Mitridate, era al tutto inesperto della guerra; nondimanco quel buono esercito, dove era assai capi ottimi, lo feciono tosto uno buono capitano. Armorono i Romani, per difetto di uomini, assai servi, e gli dieno ad esercitare a Sempronio Gracco, il quale in poco tempo fece uno buon esercito. Pelopida ed Epaminonda, come altrove dicemo, poi che gli ebbono tratta Tebe loro patria della servitù degli Spartani, in poco