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sforzati si ritiravano tutti nella rarità degli ordini de’ triari; e tutt’a tre le stiere, diventate uno corpo, rinnovavano la zuffa: dove essendo superati, per non avere più da rifarsi, perdevono la giornata. E perché ogni volta che questa ultima stiera de’ triari si adoperava, lo esercito era in pericolo, ne nacque quel proverbio: «Res redacta est ad triarios», che, a uso toscano, vuole dire:«Noi abbiamo messa l’ultima posta». I capitani de’ nostri tempi, come egli hanno abbandonati tutti gli altri ordini, e della antica disciplina non ne osservano parte alcuna, così hanno abbandonata questa parte, la quale non è di poca importanza: perché chi si ordina di potersi rifare nelle giornate tre volte, ha ad avere tre volte inimica la fortuna a volere perdere, ed ha ad avere per iscontro una virtù che sia atta tre volte a vincerlo. Ma chi non sta se non in sul primo urto, come stanno oggi tutti gli eserciti cristiani, può facilmente perdere; perché ogni disordine, ogni mezzana virtù gli può tôrre la vittoria. Quello che fa agli eserciti nostri mancare di potersi rifare tre volte, è lo avere perduto il modo di ricevere l’una stiera nell’altra. Il che nasce perché al presente s’ordinano le giornate con uno di questi due disordini: o ei mettono le loro stiere a spalle l’una dell’altra, e fanno la loro battaglia, larga per traverso, e sottile per diritto; il che la fa più debole, per avere poco dal petto alle stiene. E quando pure, per farla più forte, ei riducano le stiere per il verso de’ Romani,