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libro primo 107


CAPITOLO XXIX


Quale sia più ingrato, o un Popolo, o un Principe.


Egli mi pare a proposito della soprascritta materia da discorrere quale usi con maggiori esempj questa ingratitudine, o un Popolo, o un Principe. E per disputare meglio questa parte dico: come questo vizio della ingratitudine nasce o dalla avarizia, o dal sospetto. Perchè quando o un Popolo o un Principe ha mandato fuori un suo Capitano in una espedizione importante, dove quel Capitano, vincendola, ne abbia acquistata assai gloria, quel Principe o quel Popolo è tenuto allo incontro a premiarlo; e se in cambio di premio, o ei lo disonora, o ei l’offende, mosso dalla avarizia, non volendo ritenuto da questa cupidità satisfargli, fa uno errore che non ha scusa, anzi si tira dietro una infamia eterna. Pure si trovano molti Principi che ci peccano, e Cornelio Tacito dice con questa sentenza la cagione: Proclivius est injuriac, quam beneficio vicem exsolvere, quia gratia oneri, ultio in quaestu habetur. Ma quando ei non lo premia, o a dir meglio l’offende, non mosso da avarizia, ma da sospetto, allora merita e il Popolo e il Principe qualche scusa. E di queste ingratitudini usate per tal cagione se ne leggono assai; perchè quello Capitano, il quale virtuosamente ha acqui-