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salmo cvi. 207

     E di lor mani adorar la scultura.
     La lor diva onoranza
     D’un bue mutato in bruta somiglianza.
8          Così quel popol traviato pose
     In un profondo e scellerato oblio
     Suo salvador e Dio:
     Che ’n Egitto e nel Mar rosso fe’ cose
     Tremende e glorïose:
     Ond’ei proruppe in quel severo detto
     D’abissargli, se non che Mosè eletto,
     Fattosi in me’, la strage,
     De l’acceso furor smorzò le brage.
9          Ebber a schivo ancor il bel paese,
     N’unque voller fidarsi od obbedire
     A l’almo divin dire:
     E mormoraro in lor trabacche tese:
     Ond’esso il cruccio accese,
     E col braccio giurò disteso ed erto,
     Di volergli atterrar in quel diserto:
     E far perir lor seme,
     Sparso del mondo a le provincie estreme.
10          Poscia si copular con l’esecrando
     Baalpeor, ed a mangiar consorti
     L’offerte fur de’ morti.
     E dispettaro il Signor venerando.
     Che ’l folgorante brando
     Fra lor vibrò: ma di Finès il zelo
     Fè giudizio e quetò l’ira del cielo.
     Per giusto fu lodato
     L’atto, e ’n perpetuo esso guiderdonato.
11          Da capo provocar di Dio lo sdegno,
     A quella di contesa acquosa vena:
     Onde ne portò pena
     Mosè, che d’ira inamarito e pregno,
     Nel parlar passò ’l segno.
     Da lor non furo l’empie genti uccise