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salmo lxix. 129

     M’hanno trafitto ed accorato il petto.
     Alcun consolator sospiro e aspetto:
     Ma nissun v’è, ch’a condolermi sorga,
     Ovver conforto a le mie doglie porga.
10          Ancor in mia vivanda
     Miser del fele e fervido veleno.
     Quand’ebbi sete, diermi per bevanda
     D’aceto il nappo pieno.
     Sieno lor lacci le lor mense liete,
     Gli agi e delizie una improvisa rete:
     E gli occhi loro di caligo appanna
     E’ lombi fa tremar, qual frale canna.
11          E sopra loro spandi
     D’ira il torrente e d’accesi furori.
     Del grave cruccio tuo quelli nefandi
     Colgan gli eterni ardori.
     Caggian diserti i lor alti palagi,
     Voti di lor abitator malvagi:
     Perchè da te l’afflitto perseguiro,
     E’ percossi da tua mano ischerniro.
12          Lascia che colmin piena
     Di colpe sopra colpe la misura:
     Perchè renda poi lor condegna pena
     L’offesa tua drittura.
     N’ottengan mai di penitenza il dono,
     N’appo ’l tuo tribunal grazia e perdono.
     Cassati sien dal Libro de la vita,
     Nè lor memoria sie fra’ giusti udita.
13          Sono afflitto e doglioso:
     Ma del Signore m’ergerà sublime
     L’omai propinquo scampo glorioso.
     Con sacri canti e rime
     Ad esso intonerò festive lodi,
     Per sua gloria vantar in alti modi:
     E più gli fie la mia canzon accetta,
     Che di giovenco o bue vittima eletta.



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