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indirizzi italici, altrimenti il di lui passaporto sarebbe stato vincolato pel rimpatrio. Egli ricusò e parti col vincolo, che si dice fosse soltanto verbale, che, cioè, volendo tornare in patria, dovesse farne analoga domanda.

Del resto, essendo a tutti noto che, oltre a molti avvocati, medici, particolari, abbiano sottoscritto gli indirizzi anche il duca Fiano, il principe Pallavicini, il duca di Sermoneta, così si sparse voce che anche questi ultimi, volendo partire, anderanno soggetti alle stesse formalità del principe di Piombino.


Il Comitato nazionale romano, in data dei 9 corrente, partecipò la morte del conte di Cavour, esortando a non perdersi di coraggio come dall’annesso foglio a stampa:


«Romani!

«Una grande sciagura ha percosso la nostra patria, e il cuore d’ogni vero italiano piange oggi lagrime amarissime sulla tomba del conte di Cavour.

» L’Italia ha perduta la sua gloria più bella, la mente più vasta ed illuminata, quella che tutta Europa le invidiava, ha perduto il più operoso dei suoi figli, l’edificatore della sua indipendenza ed unità nazionale; e questa vita preziosa si è spenta ad accrescere il serto dei nostri martiri.

» Sì, il conte di Cavour è caduto martire della sua infaticabile operosità per la patria, martire delle infinite veglie patite, dei mille travagli sostenuti per l’attuazione del gran concetto italiano,