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mettre le Palais de Venise à la disposition de S. M. le Roi d’Italie, puisqu’ on n’a jamais dû penser à donner des instructions pour la remise de chaque dépendance de Venise en particulier. En conséquence le soussigné est forcé par le devoll’ le plus strict à ne plus perdre de temps en vaines négociations sur un objet qui ne peut point en comporter et il est resolu de réclamer l’intervention du S. Siège en cette affaire et en un mot d’employer tous les moyens qu’ il croira convenables pour convrir sa responsabilité et pour éxécuter les ordres qu’il a reçus1».

La lettera non ammetteva più dilazioni, ma il conte non sapeva decidersi al gran passo; egli forse ricordava le noie diplomatiche2 dovute incontrare dall’Austria, dopo la pace di Campoformio, per l’occupazione del palazzo in questione e si sentiva addolorato di doverlo abbandonare così ignominiosamente: e pensava, pensava al modo di uscire da questo pelago, quando il giorno dopo si vide recapitare una patetica nota del Cardinal Consalvi, Segretario di Stato; il Cardinal Fesch gli aveva scritto mettendolo a giorno della controversia e pregandolo ad interporre i suoi buoni uffici per la liquidazione della vertenza, poiché in caso contrario si sarebbe trovato costretto ad adoperare tutti i mezzi possibili per far eseguire gli ordini ricevuti.

Il Papa, diceva l’accorto Segretario nella sua nota sopra ricordata, non crede di sua competenza l’entrare a discutere sul fondo della questione, ma, nel vivo interesse di allontanare ogni possibile oggetto di contestazioni e di disgustosi avvenimenti, si permetteva di far notare a S. E. l’ambasciatore di Austria che gli ordini dati al suo Ministro da S. M. l’Imperatore dei Francesi e Re d’Italia, con tanta insistenza, sulla presa di possesso del palazzo, facevano supporre fondatamente che fossero passati degli accordi sull’oggetto fra le due corti e che in queste riflessioni egli poteva trovare

  1. Archivio di Stato id.
  2. Vedi Giornale d’Italia. 1° febbraio 1905 — Dino Mantovani«Come il palazzo di Venezia divenne proprietà dell’Austria»