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N.
— Sono dei mali.
R.
— Ma è forse l’accidente una cosa che sta per sè, o è una qualità di qualche cosa?
N.
— No, ma è quando due cose si toccano così che una riesca perniciosa all’altra o il contatto pernicioso ad ambedue.
R.
— Anche qui dunque abbiamo una o due vite guastate in modo da non poter viver così come prima vivevano, ma il male non l’abbiamo.

E la morte infine, t’è mai accaduto d’imbatterti nella morte?

N.
— Perchè vuoi essere ingeneroso con me, e infierire contro il mio errore mentre io non v’insisto?
R.
— Perdonami, non era questo nelle mie intenzioni; ma combattevo forse con troppa acrimonia — contro l’errore appunto perchè lo sentivo ormai staccato da te e vedevo invece come tu procedevi con me e a volte mi precorrevi nella direzione presa.
N.
— Lo credo volontieri. Ma prosegui.
R.
— La morte dunque a sua volta ci si dissolve in mano, e crediamo parlar della Morte, quando parliamo di questa o quella cosa alla quale è tolto di continuare nel futuro così come era prima. Non mali che colpiscono uomini sani, ma uomini tristi e mortali, che secondo la loro natura s’ammalano e muoiono.
4. N.
— E sia pure! lasciamo la morte e il male, fantasmi inconsistenti. Ma, per Dio, chi si sente gelare mani e piedi, non può met-