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Egli è evidente che tostochè il clero fu possente e ricco secondo il secolo, la politica de’ regnanti si vide interessata di assoggettarlo a sè, e perciò di aver parte nella elezione de’ prelati. Quindi le prime sedi, nelle quali la potestà laicale tirasse a sè le elezioni, furono quelle di Antiochia e di Costantinopoli, dove risiedevano gl’Imperatori, e dove i Patriarchi avevano un più esteso potere1.

77. Il combattimento col potere secolare che voleva tirare a sè le elezioni dei Vescovi durò per molti secoli: la chiesa si difendeva co’ canoni; ma questi sono rispettati in ragione della religione de’ principi; e della opinione religiosa de’ popoli, perciò la ragione in che venne meno la libertà nelle elezioni del clero, può essere una misura sicura del decremento della fede, della moralità e della pietà ne’ governi e nelle nazioni. Eccone una breve storia.

Già nel secolo VI cominciò a pesare immensamente nella bilancia degli elettori più che i meriti del candidato, il favore del sovrano: e allora i concili co’ loro canoni accorsero sollecitamente al pericolo, difendendo la libertà di quelle elezioni.

Il Papa Simmaco in un concilio tenuto a Roma l’anno 500, dove intervennero dugento e diciotto Vescovi, pubblicò un decreto in conferma delle elezioni canoniche de’ Vescovi contro la potestà laica, che continuamente vi volea porre le mani, il qual decreto comincia con queste parole: «Non ci piacque che abbiano verun potere a stabilire checchessia nella chiesa alcuni di quelli, a’ quali spetta il dovere di venir dietro, e non l’autorità di comandare;» e dopo questo esordio, fissa il modo antico di eleggere i Vescovi co’ voti del clero e del popolo2.


    Vescovi! Egli li spedisce ai popoli, che non li vogliono da luoghi stranieri, lontano per un intervallo di ben cinquanta giornate, e il fa scortare da’ soldati: e tali Vescovi, invece di ricevere quella giustizia che farebber di loro i popoli, portano essi stessi ai giudici e minacce e lettere,» Epist. ad solitariam vitam agentes. In questo passo apparisce quanto la maniera di eleggere i Vescovi per opera del Clero e del popolo si teneva un punto importante della costituzione della Chiesa, e se ne riputava l’istituzione divina e mantenuta dalla apostolica tradizione. — Anche S. Cipriano nell’ep. 68 dichiara che questa maniera di eleggere i Vescovi è di diritto divino: de traditione divina et apostolica observatione descendit. Merita ancora matura riflessione il biasimo che dà S. Atanasio a Costantino per mandare i vescovi ex aliis locis et quinquaginta mansionum intervallo disjunctis!

  1. Tuttavia si voleva che unitamente al voto dell’imperatore vi fosse sempre l’elezione canonica del Clero e del popolo. A ragione d’esempio Epifanio sul principio del secolo vi Patriarca di Costantinopoli, dando relazione della sua elezione al Romano Pontefice Ormisda, dopo aver detto che fu eletto dall’imperatore Giustino e da tutti i grandi, soggiunse che «non vi mancò il consenso de’ Sacerdoti, de’ monaci, e della plebe». Simul et sacerdotum et monachorum et fidelissimae plebis consensus accessit. Così nello stesso secolo «la lettera del sommo Pontefice Agapito, che fu letta nel Sinodo di Costantinopoli tenuto sotto il Patriarca Menna, parlando dell’elezione di questo, si esprime bensì che vi fu anco il consenso imperiale, ma come un accessorio; e insiste su quello che era di regola canonica, cioè sull’elezione del Clero e del popolo. Ecco le parole di quel Papa: Cui, licet, praeter caeteros, serenissimorum imperatorum electio arriserit, similiter tamen et totius Cleri ac populi consensus accessit, ut et a singulis eligi crederetur; le quali parole spirano libertà ecclesiastica.

    E qual fu mai la cagione per la quale in certi tempi si rese scopertamente venale il patriarcato di Costantinopoli? Perchè in altri fu veduto il papato? chi non vede che non fu altra se non i beni temporali annessi non più alla carità, ma alla pompa di queste sedi? Gli uomini del mondo non sono disposti a spendere per dignità, che non abbiamo annesso de’ vantaggi di modo.

  2. Quanta importanza non pose la Chiesa dai primi fino ai moderni secoli in mantenere inviolabilmente il metodo dette elezioni Vescovili, consistente nel consenso di tutti, e nel giudizio del Clero! Essendo a questo punto a mio avviso qualche cosa che altamente interessa la divina costituzione della Chiesa, io non voglio ommettere di riportar qui anche degli altri documenti anteriori al secolo vi, atti a provare la continua sol-