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quella Chiesa di eleggersi il suo prelato; solo apponeva condizione, che non si volesse eleggere Pietro di Castra, e avea giurato di non volerlo vescovo. L’elezione cadde nulladimeno su di lui. L’eletto fu a Roma, il papa lo inaugurò, senza ammettere l’eccezione del re «e giudicando non vi fosse vera libertà di elezione ove il principe potesse eccettuare alcuno di suo volere, almeno se non a provasse innanzi a un giudice ecclesiastico che all’eletto mancassero le condizioni necessarie per eleggersi, nel qual caso il re, come ogni altro fedele, doveasi ascoltare1.» Or non trattavasi qui che di lasciare al re l’esclusione di una persona, e questo ancora riputavasi da que’ gravissimi pontefici violazione della ecclesiastica libertà: perocchè la libertà è cosa delicatissima, e riman veramente d’ogni poco vulnerata. Or che dunque al giudizio di un Innocenzo II sarebbe paruto, se trattato si fosse di dare al re non l’esclusione di una sola persona, in una sola diocesi, e per un solo caso accidentale; ma bensì la nominazione di tutti i vescovi del suo regno per sempre? Dove sarebbe andata agli occhi suoi la libertà della chiesa, per que’ tempi ne’ quali si fosse intavolato un tal progetto, ed avesse avuto luogo? Nè si faccia insulto alla memoria di que’ sommi pontefici che sì nobili e vere idee conservavano della libertà, di cui Gesù Cristo ha decorata la chiesa sua2, dicendo che il loro modo di pensare era esagerato, come prontissima è sempre a dire l’ignoranza e la cupidigia umana. Perocchè io mi appello a qualsivoglia de’ più grandi e santi e discreti uomini che fiorissero nella chiesa in questi tempi: io mi appello a un S. Bernardo, il cattolicismo del quale veniva recato a modello dallo stesso Napoleone; e il discretissimo abate di Chiaravalle non la intendeva punto diversamente da Innocenzo II; e in supplicando a lui di voler condiscendere per una volta a Luigi VII, col lasciar eleggere alla sede di Burges un altro vescovo fuor di Pietro di Castra, non disconveniva però punto nè poco da’ sentimenti del pontefice. Perciocchè sebbene fosse lealissimo e liberissimo il sant’uomo nel modo di scrivere a Roma, tuttavia in questo negozio egli toglie ad intercedere pel re così scrivendo a’ cardinali: «Di due cose noi non iscusiamo il re; dell’aver giurato illecitamente, e del perseverare nel suo giuramento ingiustamente. Ma ciò egli fa non di volontà, ma par verecondia. Perocchè egli reputa ignominioso (siccome ben sai) presso i Franchi non mantenere il giuramento, tuttochè abbiasi pubblicamente giurato male (quantunque niun savio dubiti che i giuramenti illeciti non han vigore). Ma nulladimeno confessiamo di non poterlo scusare nè anco in ciò: nè noi togliam punto a scusarlo, ma domandiamo perdono per lui. Considerate voi se mai possa scusarsi in qualche modo l’ira, l’età, la maestà. E si potrà, se voi vorrete che la misericordia sia esaltata sopra il giudicio; intantochè s’abbia qualche riguardo ad un re e fanciullo per forma, che per questa volta gli si perdoni con un cotale temperamento, che non abbia mai a presumer cotanto per l’avvenire. E appunto gli si perdoni, io vorrei dire s’egli è possibile. Rimanendosi però salva in tutte le sue cose la libertà della chiesa, e conservando la dovuta venerazione all’arcivescovo consecrato dalla mano apostolica. Questo è quello che lo stesso re umilmente dimanda, questo di che tutta la nostra già troppo afflitta Chiesa supplichevol-

  1. . . . . judicante veram non esse electionis libertatem ubi quis excipitur a Principe, nisi forte docuerit coram ecclesiastico judice illum non esse eligendum; tunc enim auditur ut alius.
  2. Nè queste idee vennero mai meno, nè posson mancare nella Chiesa, perchè sono eterne come la verità. Per conoscere che nel secolo xvi i romani Pontefici non pensavano diversamente da tutti i secoli precedenti, basta osservare che Giulio ii immediato predecessore di Leone x conferì talora de’ Vescovati contro la volontà del re, come in fine del secolo precedente avea fatto Innocenzio viii col vescovato di Angres. Senza entrare a vedere se ciò fu lodabile (il che a noi non ispetta indagare); certo però una tale condotta de’ Pontefici dimostra quali sieno le idee vere e immutabili sulla libertà della Chiesa.