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libro quinto 55

gente e avesse la maggioranza in Italia, e lanciasse in mare ladroni; e che mentre nel foro in un tempio a tal uopo elevato adoravano i Dioscuri1, i quali da tutti sono denominati Salvatori, mandassero poi nell’ Eliade chi ne corseggiasse la patria. Il vero si è che i Romani distolsero poi gli Anziati da quell’nsanza. Nel mezzo di queste due città è Lavinio dov’è il tempio di Venere comune a tutti i Latini, e del quale hanno cura gli Ardeati fino ab antico. Trovasi colà anche Laurento; e al di sopra d’entrambe è Ardea colonia de’ Rutoli distante settanta stadii dal mare. Anche iu viciuanza di questa città è un tempio di Venere, nel quale sogliono congregarsi i Latini. I Sanniti devastarono una volta que’ luoghi ed ora vi rimangono solo alcune rovine di città, celebri nondimeno per essere state il soggiorno d’Enea: e si dice che le cerimonie religiose ch’ivi si praticano furono insegnate fin da que’ tempi.

Dopo Anzio è il monte Circeo a duecento novanta stadii circondato dal mare e dalle paludi per modo che rende sembianza d’un isola. Dicono ch’esso ha dentro di sè gran quantità di radici, forse per accomodarsi a quello che si favoleggia di Circe 2. Avvi anche una cittadella di Circe, ed un’ara sacra a Minerva 3; oltrechè sogliono quivi mostrare una coppa,

  1. Castore e Polluce salvatori dei naufraghi.
  2. Cioè che col succo di radici veneGche tramutasse gli uomini in animali.
  3. Così la lezione comune. Secondo il Coray dovrebbe dirsi: Avvi una cittadella sacra a Circe, ed un’ara di Minerva. Gli