Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/46

46

cadevole, o egli sa lei essere mutabile, o egli non lo sa. Se nol sa, qual domin di fortuna può esser beata nella cecità dell'ignoranza? Se il sa, forza è che egli tema di perder quello, il quale non dubita che perdere si possa. Onde la continova paura non lascia che egli sia felice; e se tu dicessi: se lo perderà, egli non si curerà d'averlo perduto; ti rispondo, che a questo modo la beatitudine sarebbe un bene molto picciolo, poichè coloro i quali la perdono, non curano d'averla perduta. E perchè io so che tu da te medesimo credi per moltissime dimostrazioni e porti fermo nel cuore che le menti degli uomini non sono in verun modo mortali, ed essendo chiaro che la felicità della fortuna fornisce colla morte del corpo, egli non si può dubitare, se costei arrecare beatitudine puote, che tutta la generazione umana al fine della morte in miseria non caggia. Or, se noi sappiamo che molti hanno il frutto della beatitudine non solamente colla morte, ma eziandío mediante i dolori e li tormenti cercato, come può questa presente vita farne beati, se fornita non ne fa miseri?


LE QUARTE RIME.

Chïunque eterna sede
     Aver saggio disía,
     Nè d'Euro, allor che più sonoro fiede,
     Temer la forza ria;
     5Chi vuol che lunge stia,
     Perchè mai no l'innonde,
     Nettuno irato con sue crucciose onde;
Non d'alto monte in cima,
     Nè sopra molli arene