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DELLE DONNE 241

l'autore, «saranno incapaci di volersi arrogare alcun dominio in contraddizione alle leggi»12. — In tutti questi libri, e in altri comparsi nell'epoca in discorso intorno agli stessi argomenti è poi da notarsi la perfetta rettitudine delle dottrine morali, e delle mire pratiche, non meno che la temperanza delle premesse teoriche. Imperocché l'elogio dei femminili pregi, i voti e le proposte di una migliore condizione sociale, e sopratutto di una migliore educazione di quel sesso, sono sempre collegate ed anzi subordinate all'apostolato della missione famigliare e delle virtù coniugali della donna, e al fine del generale miglioramento dei costumi. Si era quindi fatto davvero in quel tempo, come sopra affermai, un passo più in là nel modo di intendere la quistione femminile, senza incorrere in esagerazioni, aliene affatto dalle tradizioni italiane, e riservate pur troppo al secolo successivo, nel quale però elle sono ancora, senza paragone, meno frequenti fra noi che in altre nazioni3.

  1. Ib., p. 57.
  2. L'aura rivoluzionaria allora spirante anche in Venezia sentesi in questo solo passo: «Riconosciamo le donne — come tanti esseri simili a noi, e ai quali noi (senza offendere quella soggezione ordinata da Dio, della moglie al marito), non siamo nel resto che per vani titoli superiori, titoli appoggiati a tiranniche leggi fondate sulla debolezza e sulla ignoranza» (ib., p. 53). — Più forte sembra, a giudicare dal titolo, essere stata l'influenza dello spirito rivoluzionario dell’epoca su di un altro libro, citato dal conte Ferri (l. c., p. 405), che noi però non abbiamo veduto: Discorso agli Italiani. La causa delle donne, per Giuseppe Zorzi (Venezia 1797). Lo stesso scrisse un discorso: Dell'influenza che possono avere le donne sullo sviluppo dello spirito pubblico (pubblicato insieme al discorso della Mattei, di cui sopra a pag. 240).
  3. Quali fossero in particolare le opinioni dominanti nel secolo decimottavo intorno alla situazione morale e sociale della moglie di fronte al marito, rilevasi, per esempio, dagli Avvertimenti di una madre ad una figlia vicina a maritarsi (Livorno 1777), che sono in sostanza l'apologia della soggezione della moglie, non come prodotto della femminile inferiorità, ma come pensato suggerimento dell'amore, e qual mezzo più sicuro di esercitare una salutare influenza sul marito, a pro di lui e della famiglia, influenza tanto più efficace quanto meno avvertita. Lo stesso dicasi del Trattato della perfetta maritata, del padre agostiniano Luigi di Leone (Firenze 1712, Guiducci), bellissimo trattato, non meno alieno da bigotte esagerazioni, che da un insipido liberalismo, Della istruzione
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