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106 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

Non è partigiano della partecipazione delle donne alla vita politica1, per ragioni che io mi riservo di esporre e di esaminare più tardi, in uno studio speciale intorno a questo argomento. Ma egli è invece partigiano di una larga partecipazione delle donne alle professioni industriali e liberali.

Quanto alle prime egli vorrebbe che le donne vi avessero libero accesso come gli uomini, e vi fossero del pari retribuite a misura del loro lavoro2. Quanto alle seconde egli dichiara ingiusta ed oppressiva l'esclusione delle donne dagli impieghi amministrativi e burocratici3. L'ispezione delle carceri e delle officine, in cui sono adoperati fanciulli e donne, egli vorrebbe affidate a queste di preferenza. Nella medicina, piuttosto che nella chirurgia, egli pensa, come il Michelet, che le donne potrebbero trovare un idoneo campo di attività, che non vi ha ragione di restringere, come oggi accade, alla sola ostetricia. La carità pubblica dovrebbe pure a suo credere venire completamente riordinata, e le donne dovrebbero essere di preferenza impiegate nella relativa amministrazione4. Ed anche la pubblica istruzione in cui le donne hanno già acquistati tanti meriti nella età moderna, potrebbesi più largamente e sistematicamente affidar loro, specialmente nelle scuole infantili e femminili5. Nè minor conto fa il Légouvé della letteratura femminile. L'antico pregiudizio, egli dice, che circonda le autrici, cesserà davanti al merito reale delle donne che portano quel nome. Solo è mestieri che elle circoscrivano l'attività loro nella sfera delle loro speciali altitudini, sfera non piccola ne di poca importanza. Imperocché vi ha, egli dice, una intiera categoria di opere destinate a formare la coscienza pubblica,

  1. Ib., p. 403 e segg.
  2. Ib., p. 369.
  3. Ib., pag. 377. Cita in proposito tre articoli di Bandrillart nel Journal des Debats, giugno e luglio 1862.
  4. Ib., p. 398.
  5. Ib., p. 387.