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atto terzo 49

amore tanto piú goderai. — Dove ti volgi? parli meco e non m’ascolti, tu miri alla fenestra sua, non sei ancor sazio di mirarla? Su su, partiamoci.

Lampridio. Or ora.

Mastica. Togliti i tuoi danari, che vo’ far quanto ho detto.

Lampridio. Lasciami salutarla; non la vedi per i buchi della gelosia?

Mastica. Come puoi tu veder tanto?

Lampridio. Che stella è in cielo che splenda a par degli occhi suoi?

Mastica. Oh che dura battaglia è contrastar col piacere!

Lampridio. Ti ubedisco.

Mastica. Vien Trasilogo e Squadra e parlano in secreto: qualche cosa hanno inteso di questo fatto. Starò se posso ascoltar qualche cosa.

SCENA VIII.

Trasilogo, Squadra, Mastica.

Trasilogo. Son risoluto i matrimoni non doverli trattar con arme ma con inganni come altri. Squadra, tu pur sei nato tra marioli e truffatori e hai fatto star piú tristi uomini che non son questi: perché manchi a te stesso? Hai dormito fin ora, risvegliati, piglia il tuo ingegno usato: squadra, pensa, fingi, machina qualche cosa.

Squadra. Questo qualche cosa non será intento. Io non so che squadrar, che pensar e che fingere, perché l’inganno che han fatto è tanto verisimile che par piú vero della veritá; e una verisimil bugia è piú creduta d’una semplice veritá.

Trasilogo. Non sconfidarti per questo, ché non è dritto che non abbi il suo riverscio. Chiama in consiglio le tue astuzie, fa’ la rassegna delle tue forfanterie. Di cosa nasce cosa, e da un pensiero ne nasce un altro migliore, che non è inganno che non si vinca con inganno.

Squadra. A me duole che quel romano col suo Mastica abbino tanto ben saputo tessere questa trama che gli sia riuscita