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atto primo 317

SCENA V.

Ronca, Arpione, Cricca, Pandolfo, Albumazar.

Ronca. Ah, traditore, fermati, dove vai?

Arpione. Sarò io cosí assassinato da voi?

Cricca. Ah, di grazia, signor Albumazzaro!

Albumazar. Non te lo dissi io?

Ronca. Non ti lasciarò mai se non ti farò passare il cuor di mille punture.

Arpione. In mezzo la strada, di giorno, assassinio sí grande!

Ronca. Tu non scapperai vivo dalle mie mani.

Arpione. A me questa, eh?

Cricca. Misericordia misericordia!

Ronca. Fuggi quanto vuoi, ché noi ti giungeremo, traditoraccio.

Cricca. Oh oh!

Pandolfo. Cricca, che hai che gridi cosí forte?

Cricca. Son morto, non mi date piú, son morto giá!

Pandolfo. Come sei morto se tu parli?

Cricca. Poco ci manca a morire, ci è rimasto un poco di spirito.

Pandolfo. Che hai?

Cricca. Sono trafitto da piú di mille punte di pugnale e di spade: di grazia, mandate per un cerusico!

Pandolfo. Non temer, no.

Cricca. Non vedete che ho piú buchi nel corpo che un crivello? il sangue, le budella, il fegato, il polmone e il cuore sono tutti fuora.

Pandolfo. Alzati, ché sei sano.

Cricca. Come sano se ho piú di centomila ferite?

Pandolfo. Ove son le ferite, ove i buchi? ti ho tòcco pur tutto e non ci è nulla.

Cricca. Son tutto una ferita, tutto un buco, ogni cosa che tocchi è ferita o buco, però non troverai nulla.