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46 la sorella


Pedolitro. Io non ci ho, in questo, interesse alcuno, né per conto d’interesse direi la bugia: e non essendo di natura bugiardo, godo nel dir la veritá.

Cleria. Dice che Cleria sia morta, e io viva sono: il testimonio t’è presente.

Pedolitro. Ed io ti dico che tu Cleria non sei. Ma tu conosci chi son io?

Cleria. Certo, no.

Pedolitro. Tu non sai chi sia io? riconoscimi bene.

Cleria. Quanto piú penso, men ti riconosco.

Pedolitro. Perché schivi che gli occhi tuoi s’incontrino con i miei? ti vergogni, ti arrossisci e impallidisci.

Cleria. Perché odo cose di meraviglia.

Pedolitro. Ed io ti conosco molto bene in casa di Pandolfo napolitano, che tiene alloggiamento in Veneggia, dove sogliono alloggiare tutti i peregrini napolitani.

Cleria. Che Pandolfo? che alloggiamenti? Quanto piú segni mi dái, men t’intendo.

Pedolitro. Che parlo arabico o tartaresco? Fai della stordita, per non accettar la veritá.

Cleria. Fai tu del cattivo, per farmi accettare il falso.

Pedolitro. Non m’hai servito duo mesi in casa di Pandolfo in Vineggia, quando cadei infermo duo anni sono?

Cleria. O Dio, che ascolto!

Pedolitro. Dico che tu sei Sofia, intendi? a chi dico io?

Cleria. Non dici a me, che Sofia non sono, però non rispondo.

Pedolitro. Mi piace piú tosto dispiacer a te e dir il vero, che piacer a molti e dir il falso: dico che tu sei Sofia sua serva.

Pardo. Non è meraviglia se t’inganni, ché nieghi il nome di Cleria e le dái quel di Sofia: nieghi quel che vedi, e non conosci quel che ti sta innanzi.

Pedolitro. Anzi, ella dice esser quella che non è, e niega quella che sia; e ancora persevera nella bugia.

Cleria. Anzi, tu pur ardisci d’infamarmi, che sia serva d’un alloggiatore.