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atto secondo 41

sua ava puttana, suo zio boia ed egli ruffiano; che si tinge la barba per parer giovane; che li pende tra le gambe una borsa quanto una zucca; che ha mal francese di sette cotte; e che si vanta che il re di Francia lo vuol per suo compagno, stipendiato dal re Filippo, presentato dal Gran Turco, ma che si crepa della maladetta fame...

Trasimaco. Perché sparlar tanto di questo poveretto? che li venghi la peste alla lingua!

Trinca. ... Dice che l’invita a mangiar seco, e non mangia altro che vessiche sgonfiate; e che è tanta la sua spilorceria e spedaleria, che si parte morto di fame.

Trasimaco. Come può cicalar tanto?

Trinca. Ha lingua per sei cicaloni.

Trasimaco. Non devrebbe pratticar con lui.

Trinca. Dice che ci prattica per udir quelle sue millanterie, e se prende spasso de fatti suoi. Onde il padrone in modo se trafisse queste cose nel capo, che non sarebbe possibile cavarnele piú.

Trasimaco. Mi avete detto a bastanza, perché la materia abonda troppo.

Trinca. È piú di quello che mi avete dimandato.

Trasimaco. Se posso ricompensar la fatica che avete durata per me, comandate e sarete servito.

Trinca. È stato poco per sodisfar al debito mio con un par vostro.

Trasimaco. Restate in pace, buon rivelante.

Trinca. Andate in buon’ora, buon ascoltante, ser capitano.