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10 la sorella

in lei la bellezza e l’onorate sue azioni, e che non è per mancar mai: che non ho tempo di trattenermi con lei, perché corro per rimediare a cosí strano accidente.

Balia. Si duole che molti giorni sono, che non siate venuto a ragionar con lei.

Erotico. Dille che non è mai giorno, che, delle ventiquattro ore che sono, non ne ragioni sempre con lei le quarantotto.

Balia. Come, se non ci venete?

Erotico. La continua memoria che ho di lei, e quel ritratto, che mi sta nel cuor dipinto per man di amore col pennello della imaginazione, sta piú vivo nel mio core, che non ci sta l’anima istessa: ragionando io con lei ed ella meco, ci raguagliamo e dogliamo insieme delle miserie nostre.

Balia. Almeno passate di lá.

Erotico. Se non ci passo col corpo, ci passo con l’animo mille volte; e quanto è miglior l’animo del corpo, tanto è piú degna quella vista di questa.

Balia. A dio.

SCENA III.

Erotico, Attilio, Trinca.

Attilio. Ecco, l’abbiam pur trovato al fine.

Erotico. (Non ci è piú fede al mondo, non si trova piú uomo di cui possa fidarsi. Al tempo d’oggi la fede è ritrovata per ingannar la fede. Ma io vo’ tradir e ingannar ciascuno, poiché ciascuno cerca tradir e ingannar me).

Attilio. Parla da sé solo.

Trinca. Come quello che sta ne’ travagli dove tu sei.

Erotico. (Vo’ andarmene in qualche isola diserta, per non esser ingannato da uomo piú. Sulpizia farsi d’altri, eh?).

Trinca. Forse che parla d’altro?

Attilio. Come amor entra in un cuore, ne scaccia ogni altro pensiero, perché vuol regnar solo.

Erotico. (Ma Idio non mi dia cosa che desio, se non ne farò vendetta tale, qual merita il mio dolore e la rabbiosa gelosia).