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ATTO IV.

SCENA I.

Panfago, Alessandro.

Panfago. Ho fatto una gran sciocchezza a farmi scappar Pirino dalle mani; ché per poterlo poi trovare non ho lasciato strada né casa d’amico che non abbi cerco, per gir a desinar con lui come restammo d’accordo: perché ho complito quello che ho promesso a lui, giusto è ch’egli complisca quello che ha promesso a me. Sí che per la soverchia fatica ho una sete ch’arrabio: penso che sia in casa di Alessandro e che apparecchi il banchetto, e tutti mi stieno aspettando. Ecco la casa. O che aura odorata che ne spira, annunciatrice di un eccellente apparecchio! Se non giungo a tempo della battaglia, almeno raccorrò le spoglie de’ nemici: tic, toc.

Alessandro. Chi è lá?

Panfago. Amici!

Alessandro. Come ponno essere amici chi ne spezzano le porte?

Panfago. Aprite tosto!

Alessandro. Chi sei?

Panfago. Il soverchio bere ti ará tolto il vedere.

Alessandro. Chi dimandi tu?

Panfago. Pirino, dico.

Alessandro. Non è in casa, è uscito poco fa.

Panfago. Ha egli forse alzato il fianco?

Alessandro. Sí bene.

Panfago. Non ha lasciato alcun bocconcello, alcun miserabil rilevo per me?

Alessandro. Nulla.