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266 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

e degli altri esuli cominciò a mostrarglisi apertamente irosa, ed operando mai sempre a capriccio, stimolava tutti li vescovi a discacciarlo dalla pontificale sede, infra de' quali primo e sommo era Teofilo1, pontefice della città d'Alessandria in Egitto, da cui fu mossa guerra agli antichi, sacri ed eterni riti. Proposta la disputa, Giovanni, osservando la sua causa con ingiustizia trattata, si allontanò spontaneamente da Costantinopoli. Sollevatasi per tanto la plebe (signoreggiandone costui con mirabil arte gli animi) tratto avea in iscompiglio l'intero popolo, ed erasi di già con insidie sorpreso il tempio de' cristiani dai nomati monaci. Guardansi costoro dal contrarre legittime nozze, e così nelle città come nelle borgate formano copiosissime adunanze di celibi, disadatti alla guerra ed ai bisognevoli uffizj della repubblica. Sospintisi quindi avanti da quel tempo infino ad oggi trasferirono in proprio gran parte delle campagne, e pretestando quasi dividerne i prodotti cogli indigenti, ridussero poco meno che ognuno alla miseria. Eglino di più occupato avendo le chiese2 impedivano alla plebe di farvi le consuete

  1. Costui nimicava il Crisostomo perché non avea potuto inalzare Isidoro, sacerdote della sua chiesa, al vescovato Costantinopolitano. V. Socrate, Ist. Eccl., lib. V, c. a.
  2. Surse, promotore essendone Teofilo, una forte disputa infra i lunghi monaci (Dioscoro, Atnmnio, Eusebio ed Eutimio, nomati lunghi a motivo della magrezza de' loro corpi. Socrate, lib. VI, c. 7). Teofilo dunque fomentandone i partiti si unì a que' monaci detti antropomorfiani, perché attribuivano umana forma al Nume; gli altri, avendovi tra essi