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246 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

in cui abbattevasi, annoveratolo infra suoi famigliari, tosto lo prepone ad una coorte di militi, nè pago ancora seco lo piglia nel battere la via di Costantinopoli. Tal procedere dispiacque ai magistrati, poichè interdetto aveano a Bargo per alcune sue turpi azioni di vivere in quella città; non di meno Eutropio rinvenutolo soggetto di cui valersi, come strumento idoneo a calunniare Timasio, induce sottomano questo accusatore ad allegare falsi libelli, onde incolparlo di avere aspirato all’impero; ed egli stesso, presente al giudizio ed a veruno secondo ne’ cubiculi augustali, possedea la facoltà di pronunciare sentenza. Ora tutti di mal animo tollerando che il salsicciaio movesse querele contro ad un personaggio per tante cariche e dignitadi illustre, il principe, ritiratosi dal giudizio, commette a Saturnino e Procopio di ultimarlo. Il primo di essi, più avanzato di età e chiaro per grandi magistrature sostenute, non era interamente libero da piagenteria, solito ne’ giudizj a secondare i desiderj e le mire de’ potentissimi dopo il sovrano. Procopio in cambio, suocero dell’imperator Valente, si parea in alcune congiunture franco nel dichiarare la verità, cosicchè allora nel processar Timasio contradiò Saturnino, dicendo essere sconvenevolezza lo ammettere le accuse di Bargo contro al duce, ed il fare opprimere dalle calunnie di vile ed affatto immondo omicciatto un personaggio cotanto distintosi nell’esercizio di così numerose magistrature e ricolmo di sublimi onoranze; come pure (assurdità somma a dirsi) il comportare che il benemerito pericoli mediante l’opera del beneficato; ma egli