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LIBRO QUARTO 231

le guardie imperiali, postesi di mezzo, non permetteano durasse maggiormente la rissa. Teodosio in cambio, comportando con indifferenza il fatto, lasciò che i discordanti si togliessero l’un l’altro col ferro la vita. Quindi accommiatò l’ambasceria schernendola con donativi e parole colme apparentemente di moderazione ed umanità, ma partita che fu tutto si volse a fare gli appresti delle armi. Estimando pertanto, nè a torto, doversi in ispecie attendere alla scelta de’ comandanti, diede la capitaneria del Romano esercito al duce Timasio, aggiuntogli secondariamente Stelicone consorte di Serena prole del germano di Teodosio. Volle a simile che i barbari confederati obbedissero a Gaine e Saul, dividenti l’autorità loro con Bacurio di stirpe Armena, d’onestissimi costumi ed anche sperto delle guerresche imprese.

Il principe, nominati di questa guisa i duci e mentre sollecitava la sua partenza, ebbe a perdere di parto la consorte Galla, sgravandosi a un tratto del fanciullo e della vita. In grazia di lei versate, omericamente, diurne lagrime, si pone coll’esercito in cammino per aggiugnere il nemico, lasciando in Costantinopoli Arcadio già dichiarato imperatore. Ma, giovane ancora essendo, a supplire, quasi dissi, la prudenza di cui manchevol era in forza dell’età sua, rimaner fecevi Rufino col doppio ufficio di presiedere alla reggia, e di esercitare autorevolmente un assoluto dominio in tutto il resto, di maniera che egli racchiudeva in sè quanto viene al monarca attribuito dall’eminente suo grado. Posto fine a tali ordinamenti passò di corsa, avendo seco il minor figlio Onorio, tra le nazioni di mezzo, ed occupato fuor