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LIBRO QUARTO 211

preparati legni e certi che di tali insidie non abbiano sentore alcuno i difensori dell’opposta ripa. Fatti quindi i segnali, notificati appuntino dagli autori della tradigione al duce, questi appressatosi più da vicino al nemico apparecchio, ed andandogli contro con grandi navi da fortissimo remeggio spinte sommergevane i paliscalmi a cui avvenivasi, nessuno de’ barbari nel fiume rovesciati campar potendo la vita a motivo della pesante armatura. Oltre di che tutti i paliscalmi riusciti ad evitare gli imperiali in giro sopra le navi, abbattutisi in quelle disposte per lungo tratto presso alla riva, a qualunque di esse accostavansi ricevuti erano a colpi di dardi e ad uno colle genti in armi affondati, di maniera che, andato in vano tutto il cimento, nessuno pervenne a superare il broccato de’ Romani legni.

Tanta poi fu la strage da mancarne esempio in altra battaglia navale, mirandosi il fiume coperto di cadaveri e di quelle armi, le quali per la materia donde componevansi eranvi galleggianti. E sia pure che ad alcuno tornato fosse bene il valico notando, egli era certo accostandosi alle truppe di guardia sulla riva del fiume d’incontrarvi morte. Distrutto in questa guisa il fiore del barbarico esercito le truppe diedonsi al saccheggio, trascinando seco le donne ed i fanciulli unitamente agli ostili arredi. Quindi Promoto condottiero delle milizie presentossi all’imperatore Teodosio, non lontano di là, testimoniandogli col fatto il prospero evento del suo stratagemma con sì grande bravura condotto a fine. L’augusto ammira la moltitudine de’ prigionieri e l’immenso bottino; ordinato poscia si mettessero in libertà i