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LIBRO QUARTO 209

l’impero. Cinegio in adempimento de’ ricevuti comandi serrò per l’Oriente, per tutto l’Egitto e nella stessa Alessandria le porte dei templi, e vietò i sagrifizj mai sempre coi patrii riti celebrati. Gli avvenimenti cui da quindi innanzi infino ad oggi il Romano impero soggiacque verranno a parte a parte esposti dalla intrapresa loro menzione.

Verso i medesimi tempi comparve oltre l’Istro scitica gente, sconosciuta per lo addietro da tutti gli abitatori di là e nomata da essi Protinghi1. Costoro presentatisi in molto numero, ben provveduti delle necessarie armi e d’una eccellente robustezza di corpo, senza fatica al mondo camminato il suolo degli interposti barbari, pervennero alla ripa stessa dell’Istro addimandando licenza di tragittarlo. Promoto comandante delle truppe ivi di stanza fatto inoltrare gli eserciti, tutto quel mai che potè, lunghesso la minacciata riva, impediva al nemico di valicare il fiume, e mentre così operava rinvenne all’uopo altro spediente che prendo a narrare. Chiamati a sè alcuni sapevoli di quell’idioma, e nei quali stabilito avea di porre tutta la sua fidanza in tale faccenda, inviali a tener discorso infra loro di tradimento. I messi adunque esibisconsi, mediante larghissimo premio, a renderli padroni del Romano duce insiem coll’esercito. Risposto dal nemico che la grandezza del guiderdone richiesto oltrepassava sue forze,

  1. Grutunghi, presso altri autori. Il qual nome trovasi parimente in Marcellino tra le varie barbariche denominazioni quivi da lui riportate. T. S.

Zosimo. Della nuova Istoria. 11