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di un quadro preistorico; poiché egli proseguiva:

— È bene curare questi malanni con gli infusi e i cataplasmi di erbe: malva, malva! E anche jusquiamo, camomilla, parietaria e senape: anche la cera vergine è buona in certi casi, come l’otite; e la ruta per gli occhi, e l’acqua di mandorle pestate: questa fa per lei: è buona come il latte appena munto. E stare a letto, — concluse, — ben coperti e al caldo. Lei è poco coperta, mi pare.

Palpò le coltri, piegandosi per fiutare l’odore del drappo nuovo: il suo grosso naso camuso si arricciò:

— Che brutto odore — disse: — cambi questa coperta, che sa di ammoniaca e di anilina: è roba velenosa.

Se ne andò come era venuto, silenzioso e solo. Ma perché nessuno era accorso a riceverlo, a interrogarlo? Cominciavo a sdegnarmi per l’abbandono in cui mi si lasciava, quando una ridda di figure una più deforme e paurosa dell’altra volteggiò per la camera ancora illuminata dal chiarore giallo della vetrata: erano i selvatici clienti del dottore, tutti con barbe rosse come la sua; boscaiuoli con la scure, pescatori con le fiocine, cacciatori con l’arco! E la coperta mi pare-