Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/265


— 255 —

chè? Perchè fai così? Io non so che farmene dei gingilli, delle sottane, degli stracci che tu mi procuri con quel denaro. Ecco, io butto tutto, butto tutto via; mi basta una soffitta, un sacco per vestito, un pane nero... ma l’onore, Antonio, l’onore, l’onore... Ah, anche questo ci tolgono; anche quest’osso rosicchiato. Ma la farete con me, madame, vecchia luna viscida, rappresentante bolsa e losca d’una razza di vampiri notturni... Non vi basta d’aver passato una vita dolce, sul tepore delle vostre pelliccie, una vita molle che vi ha infracidito l’anima e il corpo, volete divertirvi anche nella vecchiaia, e volete l’amore dei bei giovani poveri, come i vostri vecchi amici ricchi vogliono le belle fanciulle povere, poveri e teneri, questi giovani e queste fanciulle, teneri di lagrime, di fatica e di dolore come voi siete molli di sazietà e d’ozio.

— E va bene, — pensò poi, rimettendo in ordine le sue vesti, — tutto questo è retorica bella e buona. Del resto il mondo è dei forti, ed io... io sono così debole... sono debole perchè ragiono troppo, mentre quella gente là non ragiona: gode e via! La vecchiaccia sorda non ha certo ragionato; s’è preso il mio Antonio... ed io... io sono qui un mese a torturarmi pensando se è delicato o no, per parte mia, dover dire a mio marito: finiscila, finiscila! Ma stasera parlerò. Egli mi rinfaccierà che è stato per me... per darmi quel che io volevo... e poi, che succederà? No, egli non mi rinfaccerà nulla: non ne è capace. Ci perdoneremo a vicenda... e poi?... È vero che la nostra vita potrà rifarsi? Sì, si rifà anche una casa crollata; ma non è