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vecchia pietra — ella pensò, scendendo per il sentierolino pieno del ricordo di lui.

Si fermò un momento fra i salici esageratamente cresciuti, poi s’avvicinò all’acqua tutta d’un bianco azzurro lucente alla luna. Ma anche la riva, davanti alla quale il Po aveva deposta un’isoletta nuova, tenera e lavorata come un dolce di cioccolatta, anche la riva le parve cambiata.

Adamo e Toscana s’avvicinarono alla riva, e la fanciulla si mise a cantare: la sua voce tremolava nel silenzio lunare, simile al gorgheggio d’un usignolo. Non seppe perchè, Regina ricordò la prima sera ch’era stata dalla prncipessa, e la voce della vecchia signora che cantava:

A te, o cara...

Come quel mondo era lontano! Tanto lontano, che ella forse non l’avrebbe riveduto mai più.

E ciò non la turbava, oramai; perchè in quell’ora lunare, davanti alla purezza del fiume e del paesaggio natìo, le pareva di essersi svegliata da un sogno dannoso di ubbriaca; ma ciò che la tormentava era il dubbio, la paura di non riveder mai più le figure del suo triste sogno, perchè Antonio non sarebbe mai più venuto a riprenderla e ricondurla in quel mondo lontano.

Mai più! Passerebbero i giorni, i mesi, gli anni. Egli non verrebbe mai. Mai, ne dopo i tre anni indicati da lei, nè dopo dieci, nè dopo venti anni.

Perchè non aveva ella mai pensato a ciò,