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vita silvana 19


potuto vivere lì, fra quelle pareti nere, in quelle stradicciuole scoscese, in quell’aria gelida in inverno, ardente d’estate, in quei luoghi senza verde, senza poesia!

Si ribellò all’idea del pastore, che fu costretto a ripigliarsela in campagna, in groppa al piccolo cavallo.

Nel tempo che era stata nel villaggio Cicytella era diventata magra, pallida, ma all’avvicinarsi di nuovo alla campagna, nell’aspirare di nuovo i profumi dei pascoli fioriti, del fieno fresco, quando i suoi occhi vagarono ancora sul vasto orizzonte sfumato in color rosa, il giocondo sorriso tornò sulle sue labbra, il suo viso s’imporporò e le narici del suo nasino si aprirono frementi, come in segno di gioia.

Tornò, ridendo, ad accarezzare i suoi grossi cani che l’accolsero festevolmente, a visitare i suoi agnellini favoriti, i suoi uccelli, tutti i suoi amici, infine, e da allora in poi non ritornò al villaggio che le domeniche per ascoltare la Messa — poiché zio Bastiano s’era fatto un dovere d’istruirla ed allevarla nella Religione cristiana, ed ella ne seguiva le massime con una divozione ed una intelligenza ammirabile — e per visitare le sue amiche che di tratto in tratto venivano anch’esse a trovarla, a trascorrere con lei giornate deliziose che non dimenti-