Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/150


— 144 —

senso di umiliazione. Un’altra donna forse avrebbe tenuta desta l’intelligenza di Justo, dedicandosi tutta a lui, eccitandone l’ambizione: neppure questo ella aveva saputo fare; non era riuscita a farsi amare da lui come un’ispiratrice, di quell’amore che è fonte di creazione artistica, e lo aveva legato a sè, nella cerchia della modesta felicità domestica, in modo ch’egli non cercasse fuori di casa altre ispiratrici ed altre inspirazioni.

Adesso si rimproverava tutto questo; ma nei momenti di rassegnazione pensava che, spinto a far di più, Justo si sarebbe egualmente esaurito, e sarebbe morto poichè la sua ora era giunta.

Allora si scuoteva e si guardava attorno come l’uccello che si sveglia sul nudo ramo, d’inverno. Rabbrividiva ma pensava a vivere, e la visione del presente le si svolgeva attorno desolata ma nitida.

Una notte Salvador si svegliò piangendo, tormentato da un forte dolore ad un orecchio. Era una notte burrascosa e calda; soffiava un forte scirocco, di tanto in tanto la grandine batteva ai vetri e il rombo del tuono dava la lugubre idea che la città crollasse.

I nomi delle malattie più fatali le passarono in mente: un folle terrore la invase al pensiero di trovarsi sola davanti a un pericolo oscuro. Ah, ella conosceva già quel terrore, e il ricordo delle ore passate al capezzale di Justo morente