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uno sfogo esterno. Capisco adesso come certi individui intelligenti, bisognosi di attività, costretti all’ozio dalla mancanza di iniziativa, dall’ambiente, dalle circostanze della vita, compiano il male: è la loro energia rientrata, depressa, che scoppia come un ascesso maligno. Che fare, pertanto? Io penso e ripenso, e bisognerà che mi decida: pensaci tu, carissimo; bisogna dar lavoro a tua moglie.

«Qui la vita è sempre la stessa. Io continuo a ricever visite, e sopratutto a farne. Io e Salvador siamo diventati di moda, e tutte le famiglie vanno a gara per riceverci: i paesani e le paesane ripetono e commentano ogni parola di Salvador, ed egli ha già imparato a cavalcare ed a guidare il carro tirato dai buoi! Ogni momento riceviamo regali: frutta, formaggio, vino, galline ornate di nastri e con anellini di scarlatto alle zampe. I paesani si riempiono le tasche di arance e di pere, come fanno per la Pasqua, e aspettano che passi Salvador per regalargliele.

«I presenti di certe famiglie hanno però un significato che dovrebbe umiliarci: molti qui credono che la vita a Roma sia così difficile da non permettere a persone come noi di saziarsi di frutta e d’altre cose prelibate; essi quindi ci mandano l’uva moscata, le trote, le pernici, i dolci di mandorle, affinchè possiamo, intanto che stiamo qui, godercene fino alla sazietà!

«Anche il mio ex-pretendente ricco mi ha man-