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come dalle viscere di un bove ucciso. Come, come domandargli l’orribile consentimento? Ella non osava; ella tremava di spasimo, e desiderava piuttosto che egli morisse.

Verso sera la febbre diminuì; pallido, col petto umido di sudore, le mani tremanti abbandonate sulla coltre, egli pareva tornasse da un mondo spaventoso e si riposasse ancora atterrito; Vittoria allora reclinò il viso sul viso di lui, aprì le labbra ma non potè proferire l’orribile domanda. Egli la guardò. Quegli occhi! Ella non li dimenticò più: erano ridiventati infantili, tristi e stanchi, e imploravano soccorso pur disperando di ottenerlo.

Ella si alzò, andò nella camera ch’era stata di Andrea e si buttò per terra piangendo e mordendo il limitare dell’uscio; e questa crisi le fece bene; la mente le si schiarì, come il cielo dopo l’uragano; la volontà le tornò, tutto si fece limpido intorno a lei.

Disse al dottore che intendeva lasciar morire in pace il vecchio e tornata presso di lui gli prese la mano fra le sue, aspettando...

Le ore e i giorni passarono. La gente entrava in punta di piedi nella camera del moribondo, e quelli che uscivano dallo stazzo vedevano Mikali aggirarsi continuamente là attorno come un cane scacciato.

Vittoria, con la mano del malato nella sua, aspettava. Aspettava, ma nello stesso tempo le sembrava di camminare con lui verso un luogo di oblio, guidata da lui come una bambina; e andavano, andavano, e Andrea li aveva prece-