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denza nella risposta della nonna; il che fece ritrovare ad Alys la sua antica ribellione.

— Speriamo! Speriamo! Che triste cosa la speranza. Sarà invece una femmina, disgraziata lei; e il padre, che vuole un maschio, ne sarà desolato.

La nonna insisteva:

— E poi tu, ripeto, gli farai anche i maschi.

— Speriamo! Speriamo! — riprese Alys, con voce cattiva; ma poi subito si raddolcì. — Nessuno più di me desidera che questo sia un maschio. Il maschio è il padrone del mondo. Ma se fosse una bambina, nonna, ti raccomando, se tu, come spero, la vedrai farsi grande, ti raccomando di lasciare che si innamori, anche di un pezzente; ma che ami, che non muoia, come morrò io, senza aver conosciuto l’amore.

— Taci, taci. Tu parli così per il gusto di farmi soffrire. I tuoi figliuoli, maschi o femmine che siano, saranno tutti felici, se la loro madre vivrà solamente per loro.

— Ma è di questo che ho paura. Io non potrò vivere per loro; io non li amerò perché i figli che non nascono dall’amore non possono essere amati. Sento che li tradirò, che mi troverò un amante, forse due, forse di più. Questi, a loro volta, mi tradiranno, mi abbandoneranno, mi umilieranno. Diventerò cattiva, infelice davvero e sciagurata. E allora è meglio morire adesso.

— Nessuna donna nel tuo stato ha mai parlato