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dopo il suo lungo errare, si sentiva riaccolta sotto le ali di Dio: esse le sfolgoravano attorno coi raggi del sole rifratti dalle sue lagrime.

Alla villa trovò un telegramma dell’uomo che annunziava il suo arrivo per la mattina dopo.

Ella lo bruciò, con le lettere di lui e quella da lei scritta al marito: poi si riaffacciò alla loggia.

Le ricerche in mare continuarono tutta la giornata: si perlustrò invano anche il litorale, nella speranza di ritrovare il cadavere.

Sul tardi ella seppe che il ragazzo era proprio quello da lei veduto passare sotto la loggia: non aveva madre, e il padre si era quel giorno assentato dalla pensione che li alloggiava.

Tutta la notte durò la strana burrasca, col cielo limpido, la luna e le stelle basse, con l’Orsa che pareva un carro deragliato all’orizzonte. Anche il mare era bello, verde, coi riflessi del cielo: attraverso le colonne della loggia appariva come una vigna carica di grappoli d’oro. E il fanciullo vi giocava dentro, con le ombrine e i piccoli pesci che gli si attortigliavano come anelli alle dita: giocava fra i cespugli di corallo e le siepi di alghe, avanzandosi fino alle zone di ombra violetta dove i cefali di zaffiro rosicchiavano i grappoli neri dell’uva marina: poi risaliva in alto, coi capelli scintillanti di conchiglie, gli occhi pieni di azzurro, agile e largo come l’angelo delle illusioni.