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la via del male 237


— Oh, e tu che intendi di fare?

— Lascia che passino questi giorni; quando saremo ritornati in paese vedrai.

Ma a notte alta il servo ritornò con la vacca zoppicante, e disse di averla trovata in fondo ad una perca1.

Altri giorni passarono: da tre settimane gli sposi trascorrevano la loro luna di miele nella pace dell’ovile; zio Nicola era venuto un giorno a trovarli; un altro giorno eran venute le parenti di Francesco.

Il tempo mantenevasi sereno; il cielo conservava quella limpidità luminosa che talvolta, in Sardegna, diventa implacabile e fatale; già l’erba ingialliva, l’acqua dei ruscelli diminuiva sempre più.

Un giorno anche Sabina, in groppa al cavallo del servo giovinetto, venne a trovare gli sposi.

— Ti faccio sapere che ho un pretendente, — disse a Maria. E accorgendosi subito che un’ombra passava negli occhi della giovine sposa, si affrettò a soggiungere: — Sì, lo conosci, è un contadino, Giuseppe Pera: non è bello, ma è buono, ed ha anche qualche po’ di terra al sole. Suo fratello ha l’ovile qui vicino.

— Buona fortuna, allora.

— Non così presto: io non gli voglio bene, — disse Sabina: e se ne andò fra le macchie in cerca di fiori, dai quali succhiava il miele.

  1. Burrone.